ORBS

orbs

Orbs è un termine inglese che definisce effetti ottici discoidali che talvolta appaiono in immagini fotografiche (sopratutto nelle fotocamere compatte) ed allo stesso modo anche in riprese video in genere.

Esistono alcune teorie paranormali sulla motivazione della creazione degli orbs :

  • sono legati ad altri particolari eventi quali i cerchi del grano
  • sono entità spirituali entrate in contatto con la nostra dimensione

Per questa particolare fenomenologia, ritengo che la spiegazione che si avvicini maggiormente alla verità, sia quella totalmente scientifica. Gli orbs sono causati dalla condizione strumentale del fuori fuoco di obiettivi di fotocamere e videocamere (sopratutto compatte), che anche grazie all’ utilizzo contemporaneo di flash, illuminano particelle di pulviscolo atmosferico e/o particelle di umidità presenti nell’aria, provocando il tipico effetto discoidale; la luce causata dal flash illumina maggiormente la parte centrale della particella ed in modo differente la parte esterna anche causando effetti cromatici di particolare interesse. Molto spesso i bordi dell’ orbs risultano frastagliati e durante riprese video è possibile riscontrare accelerazioni e schemi di movimento interessanti per le particelle.

Riproduciamo gli ORBS dal pulviscolo

Ritengo che per questa precisa fenomenologia non esista la possibilità di differenti spiegazioni e sarà alquanto facile per il lettore riuscire a dimostrarne la natura eseguendo scatti fotografici con una fotocamera compatta in una stanza buia e con l’utilizzo di flash; la visione di questi primi scatti risulterà probabilmente priva di orbs. 

A questo punto dovremo avere l’accortezza di sbattere un tappeto o oggetto similarmente carico di particelle di polvere nella stanza in cui ci troviamo. In questo caso negli scatti fotografici che eseguiremo, sarà presente una notevole quantità di questi oggetti discoidali.

Particelle di vapore acqueo

Tratto dal sito internet www.sentistoria.it ed in particolare da una relazione proposta da Luciano Perderzoli “ANALISI DELLE IMMAGINI FOTOGRAFICHE DI GLOBI”.
Le analisi eseguite su diverse immagini di globi da Daniele Gullà, anch’egli de IL LABORATORIO INTERDISCIPLINARE DI RICERCA BIOPSICOCIBERNETICA, con sedea Bologna e diretto dal dott. Enrico Marabini hanno evidenziato che negli orbs esiste una grande presenza di acqua. Tenendo conto di questo importante particolare e delle altre caratteristiche dei globi di luce, è stata compresa e spiegata scientificamente la presenza di globi di luce (orbs) in scatrti fotografici e riprese video.

La molecola dell’acqua è composta, come si sa, da un atomo di ossigeno e da due di idrogeno, che formano, tra di loro, un angolo di 104,45 gradi. Gli atomi di idrogeno distano da quelli di ossigeno 0,9584 angstrom (0,9584 * 10 -10 metri). Di conseguenza la suddetta molecola d’acqua è “polare”, cioè possiede un lato elettricamente negativo (dalla parte dell’atomo d’ossigeno) ed un positivo (dalla parte dei
due atomi d’idrogeno).

Quando sono l’una vicina all’altra, le molecole d’acqua tendono ad allinearsi con il lato positivo dell’una adiacente a quello negativo dell’altra. L’agitazione termica mediamente le allontana, ma tanto meno quanto più la temperatura è bassa, fino a farle aderire quando sono allo stato liquido e addirittura a bloccarle nelle loro posizioni reciproche una volta raggiunto lo stato solido. Allo stato di vapore esse continuano a risentire delle attrazioni reciproche, anche se, generalmente, l’agitazione le fa disporre spazialmente in modo disordinato. Tuttavia, partendo da un “seme” elettricamente carico, ad esempio uno ione positivo, le molecole d’acqua circostanti si disporrebbero in modo ordinato, tutte con il lato negativo all’interno a formare una struttura sferica con molti strati (un ORB), con tutta probabilità tendenzialmente organizzata come una specie di grande “fiocco di neve” tridimensionale.
Si sa bene che i fiocchi di neve hanno solitamente struttura esagonale e sono l’uno diverso dall’altro: qualcosa di simile farebbero anche i globi.

In pratica attorno al “seme” si formerebbe, per un tempo non lungo prima di essere distrutto dall’agitazione termica e/o dalle eventuali cause esterne, un agglomerato organizzato di forma sferica formato da molecole di vapore acqueo. Il globo così formato possiederebbe un coefficiente di rifrazione medio lievemente superiore a quello dell’aria e sarebbe per questo visibile, sia pure in particolari condizioni.

Soprattutto, però, i microagglomerati componenti il globo stesso potrebbero arrivare a possedere, talvolta, dimensioni confrontabili con quelle della luce visibile, creando, se sottoposti a luce intensa come quella del flash, il classico effetto “fari abbaglianti nella nebbia” che li renderebbe chiaramente visibili, soprattutto alle lunghezze d’onda più brevi. La polarizzazione elettrica dei microagglomerati potrebbe, inoltre, attirare particelle di polvere, rendendo ancor più evidente il fenomeno e consentendone talvolta la visione anche in pieno giorno.

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